SANTI E FANTI
Gli affreschi del Monte di Pietà di Vicenza tra Maganza e Carpioni. Storie di Santi e rare figure di Maschere della commedia dell'arte convivono nella volta istoriata, raccontate dal Maestro Guerrino Lovato.

foto di Elisabetta Lovato

SANTI e FANTI. Capitolo dei Marzari al Monte di Pietà di Vicenza.

Inutilmente sorvegliati dai Santi Eleuterio, Dionigi e Rustico, vanamente istruiti dai quattro Evangelisti e senza rimedio controllati dalle Virtù cardinali, scorazzano, giocano e fanno baccanale e teatro, una miriade di personaggi mascherati, di satiri e ninfe, di giocolieri e tipi  truffaldini e animali di ogni specie. È la wunderkamner animatissima che popola le rare grottesche dei tre soffitti della sala dei Merciai, Marzari in vicentino. 

Dipinte in due tempi diversi, occuparono talenti geniali della pittura vicentina tra cinque e seicento come Alessandro Maganza e Giulio Carpioni e il meno noto Eliodoro Forbicini. È proprio quest’ultimo a dipingere le grottesche delle  due navatelle, della terza invece, le grottesche sono del Carpioni, ma tutti gli 11 riquadri e ovali dominanti sono del Maganza. A Giulio Carpioni poi vanno riconosciute le allegorie figurate sulle pareti con le tre Virtù Teologali, alle quali va aggiunta e spiegata la nuova Misericordia, affiancata dalla Carità di toccante invenzione con i seni scoperti e tre pargoli nutriti e attenti, come lei, a porci gli occhi addosso. 

Per trovare dei paralleli verbali coevi alle straordinarie, sorprendenti ed erotiche e licenziose figurette bisogna rifarsi ad Aretino, Ruzante e Magagno’ ossia Giambattista Maganza, padre pittore e poeta di Alessandro. 

Vanno riletti i proverbi, gli strambotti e rime licenziose, le invettive che si scrissero e i sogni che si descrissero all’ epoca, tra il 1590 e il 1680 a Vicenza, a Padova e a Venezia. 

Molto si mise in musica sia per ballare che per cantare. In questo Altro felice Paradiso, promiscuo ai Santi virtuosi, vi sono centinaia di esseri umani e animali in ludica attività , più o meno vestiti e variamente impegnati in ogni tipo di Affare. 

Pantalone quando non è chiuso in gabbia, fugge guardingo, Pulcinella scappa  col prosciutto ma il fiasco è vuoto  e va da una parte mentre dall’altra, un altro Pulcinella esibisce un curativo clistere rincorrendo un gallo mattiniero. 

Una gran Cortigiana con strascico, paggio servente  e cornetti sulla fronte, incontra il suo nobilhomo che purtroppo l’attende oltre la cornice col capello in mano, e così via, … 

Le rane pescano, i satiri amoreggiano e i cani pure! 

Tutte le eccentriche figure meritano la dovuta descrizione, e non basteranno le parole perché le immagini, è noto, sono imprendibili, ma noi ci proviamo!!

Guerrino Lovato, scultore, studioso di iconografia e autore di numerosi saggi su soggetti storico artistici è l’artista che ha ricostruito ex novo tutto l’apparato scultoreo della cavea del teatro “La Fenice” di Venezia, dopo il devastante incendio del 1996.
Un percorso estremamente complesso, data la totale mancanza di supporti forniti dai progetti/disegni che invece ne hanno facilitato la ricostruzione architettonica, e che ha potuto avere come unico riferimento le immagini fotografiche. L’abilità dell’artista nel saper replicare perfettamente quelle sculture, i rilievi a stucco e i dipinti affonda le radici nella vasta conoscenza delle modalità espressive delle varie epoche della storia dell’arte (nella fattispecie di quelle ottocentesche della Fenice) oltre che da una solida formazione nella prassi artistica.

Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Lovato tenne a Venezia dal 1983 fino al 2011, un famoso laboratorio per la realizzazione di maschere di cartapesta, macchinerie per il teatro, per l’opera e per il cinema. Da quella data il laboratorio si è trasformato in un originale museo, “Mondonovo Maschere” che il maestro inaugurò a Malo (VI), cittadina famosa per il suo storico Carnevale (istituito nel gennaio 1867, subito dopo l’annessione del Veneto all’Italia).
Vi sono raccolte, tra l’altro, memorie dell’attività di Lovato: dall’organizzatore di molte edizioni del Carnevale di Venezia, alla creazione, nel corso degli anni Novanta, delle sculture del “Presepe di Venezia” per il Comune di Parigi, alto venticinque metri con automi meccanici ammirata in un solo mese da più di 180mila visitatori; alle sculture per il parco giochi “Gulliver Park” di Tokio, alla statua del Cristo in stile michelangiolesco alta 6 metri commissionatagli dal Vaticano, ai plastici in scala della decorazione delle grandi cupole in stile Romanoff, ricostruite da Eltsin, per il Cremlino a Mosca. 

Variamente documentati sono inoltre moltissimi altri suoi lavori: come quelli per gli studi di Los Angeles e New York alle decorazioni interne del grande hotel-casino “The Venetian” di Las Vegas o quelli dell’enorme dipinto a tempera, in stile neoclassico, per la residenza di Givenchy, a Parigi, o a Palazzo Grassi, in occasione della mostra monografica di Salvador Dalì, con un gruppo di quattro sculture in resina e vetro alte 11 metri che riproduce uno dei più famosi dipinti del pittore surrealista. Oltre alla ricostruzione per la Fenice di Venezia, Guerrino Lovato ha operato a livello globale: in Germania, Francia, Russia, Grecia, Siria, U.S.A., Cina, Brasile.

Note a cura di Giovanna Grossato